Il designer che ha lasciato il lavoro per fondare il Birmingham Design Festival
Il designer Luke Tonge ha parlato a MOO di come la sua ricerca di un lavoro significativo lo ha portato a organizzare il primo Birmingham Design Festival.
Luke Tonge descrive se stesso come un “designer grafico itinerante che lavora a Birmingham e ama i bermuda e i caratteri tipografici”. E’ cresciuto con una grande passione per il suo lavoro, nutrita dalla cultura popolare.
Ma quando si è affacciato al mondo del lavoro, non l’ha trovato “soddisfacente per l’anima”, e così, dopo aver curato progetti creativi in parallelo al suo impiego per una decina di anni, ha deciso di fare il grande salto e diventare freelance per fare lavori che lo soddisfacessero maggiormente. Questa iniziativa l’ha portato a fondare il primissimo Birmingham Design Festival, che ha venduto quasi 7.000 biglietti.
Luke ci ha parlato di come la ricerca di maggiore significato lo ha spinto a tentare cose nuove e della sfida che si è posto di portare centinaia di designer alla prima edizione di un festival nella regione del Midlands.
Come hai iniziato a fare grafica?
Faccio design da sempre e sono cresciuto con una forte ammirazione per un mix eterogeneo di stimoli visivi: i cartoni di Asterix, i film di Bill e Ted, la cultura di chi fa skateboard e BMX, il pop punk di Drive-Thru Records… Tutto questo mi ha spinto a diventare un grafico.
Dopo aver trovato il mio primo lavoro e aver accumulato esperienza nel settore, ho iniziato a occuparmi di progetti più creativi nel tempo libero. Per una decina d’anni ho lavorato per marchi internazionali in grandi agenzie e, allo stesso tempo, svolgevo lavori editoriali e di identità del brand per amici, enti caritatevoli e piccole imprese.
In questi dieci anni ho imparato tantissimo, ma ho anche capito che quei progetti paralleli non avrebbero mai compensato il senso di squilibrio che percepivo, così mi sono licenziato per fare lavori più soddisfacenti.
Ora organizzi laboratori, tieni conferenze e offri servizi di consulenza alle imprese. Pensi sia importante restituire qualcosa alla comunità dei designer?
Non avevo pianificato di trovarmi in questa posizione in questa fase della mia carriera, ovvero di passare quasi tutto il tempo lavorando con altri designer. Ma è molto importante capire che cosa ti rende felice e quello che soddisfa me è insegnare, fare presentazioni e aiutare i giovani designer. Inoltre, quando posso mi occupo di pianificazione di eventi e faccio design.
So che è banale dire che un designer è il peggior cliente di se stesso e che spesso siamo troppo indaffarati per curare come si deve il nostro portafogli, ma credo che la generosità sia molto sottovalutata e mi piace pensare che qualche aspetto della mia personalità si rifletta nel modo in cui lavoro.
Parlaci del tuo ruolo di co-fondatore del Birmingham Design Festival.
Ho la fortuna di far parte di un gruppo di creativi di Birmingham con tanta voglia di fare. Tra i leader del gruppo c’è il mio amico designer Dan Alcorn, che all’inizio del 2017 mi ha proposto l’idea di organizzare un Design Festival a Birmingham.
Dan aveva le idee chiare sul tipo di evento da organizzare, ovvero un festival esteso a tutta la città e incentrato sulla città stessa. Non ci è voluto molto a convincermi e così abbiamo unito energie, contatti e risorse creando un magnifico team di circa dieci tra amici e designer locali di grande talento per realizzare il progetto. Abbiamo parlato con tutti i fondatori e gli organizzatori di eventi che conoscevamo e loro ci hanno aiutato tantissimo, consentendoci di imparare dalle loro esperienze.
Come avete promosso il festival?
La promozione per noi era molto importante poiché sapevamo di dover riempire molte location e nessuno di noi aveva mai organizzato un evento di questa portata. Inoltre, ci preoccupava il fatto che non potesse esserci una forte domanda per un festival del design.
Abbiamo sfruttato ogni contatto e ogni strumento promozionale a nostra disposizione, dai post sui social media all’uso degli spazi pubblicitari esterni di Birmingham; dai Flyer, alle riviste e alle Cartoline.
Essendo noi un gruppo di designer che si rivolgeva a un pubblico molto esperto, era importante presentarsi bene e dimostrare la nostra creatività, quindi abbiamo chiesto a dei designer specializzati di lavorare sul nostro branding e sui materiali promozionali.
Era cruciale creare un brand efficace per il festival e abbiamo affidato ai designer Ash O’Brien di Two of Us e Paul Felton di Common Curiosity, specializzati in brand identity, la realizzazione di una serie di marchi flessibili e fortemente radicati a Birmingham. Il risultato è stato una versione moderna della tradizione artigianale per cui è famosa questa città, con una serie di forme utilizzabili in svariate configurazioni.
Come vi ha aiutato a lasciare un ricordo memorabile il fatto di avere dei biglietti da visita da distribuire?
Abbiamo avuto a che fare con numerosi venditori, relatori e designer, molti dei quali si sono complimentati con noi per la continuità delle presentazioni. Questo era un aspetto che potevamo usare a nostro vantaggio ed era altrettanto importante poter stabilire una connessione veloce con un Biglietto da visita.
Io uso MOO da molti anni: prima le MiniCard, e poi, più di recente, i Biglietti da visita Stampa a caldo oro, belli e piacevoli al tatto. Le reazioni sono molto positive e spesso i clienti scelgono il biglietto con il loro design preferito, realizzato grazie a Printfinity.
Ho usato le opere dell’artista Jim LePage, dato che esemplificano molti aspetti del mio lavoro, con i loro colori vivaci e le finiture piacevoli al tatto.
Com’è stato il primo festival e quale sarà il prossimo passo?
È stato grande e vivace, come avevamo sperato. Sono venuti a Birmingham quasi 100 relatori, e nel corso di quattro giorni abbiamo organizzato 95 presentazioni e più di 30 tra laboratori, mostre ed eventi.
Abbiamo attratto alcuni tra i nomi più importanti del settore, riuscendo ad avere un ottimo mix di relatori, cosa per noi fondamentale. Inoltre, abbiamo imparato molto. Grazie alla generosità dei nostri sponsor, quasi tutto il programma è stato gratuito. In giro ci sono conferenze sul design che escludono molti dei destinatari che ne trarrebbero vantaggio a causa dei prezzi troppo elevati, quindi ci fa piacere essere andati contro corrente, oltre ad avere messo in mostra alcuni degli edifici più belli ed eclettici di Birmingham.
Rifaremo il tutto in giugno 2019, con qualche leggero cambiamento. In particolare, intendiamo organizzare degli eventi in collaborazione con altri soggetti, che potranno beneficiare del nostro pubblico e dell’atmosfera del festival.
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