Acrylicize fa uscire l’arte dalle gallerie
Scopri come uno studente d’arte ha trasformato un progetto artistico universitario in un business globale.
L’idea di Acrylicize è nata mentre James Burke, fondatore dello studio di design, era a lezione d’arte all’università. Il suo docente mise in dubbio che il suo progetto, un graffito, fosse veramente arte. Questa sfida si è radicata profondamente nella mente di Burke, che ha deciso di scegliere come tema del suo progetto universitario conclusivo come rendere l’arte meno dipendente dalle gallerie e più accessibile alle masse.
“Il progetto di laurea includeva dei dipinti acrilici su delle pareti con i quali volevo comunicare il concetto di arte come prodotto”, ci ha spiegato Burke. “Ho applicato alle opere delle etichette con i prezzi, non con l’intenzione di venderle, ma per ribadire l’idea che l’arte possiede un aspetto tangibile… E tutti volevano comprare le opere.”
Dato il successo ottenuto, per Burke è stato difficile lasciarsi alle spalle il progetto di laurea, dato che aveva stabilito delle relazioni importanti nel mondo dell’arte.
“La madre di tutte le presentazioni”
Burke credeva così fortemente in questa missione da decidere di avviare con uno dei suoi migliori amici, Paul Arav, un’attività che si basa proprio su questo concetto. Mentre Burke si occupava degli schemi concettuali dei loro progetti, Arav trovava persone interessate all’acquisto delle opere. “Siamo un team e lo siamo sempre stati”, ha puntualizzato Burke. “Siamo molto diversi ed proprio per questo che la nostra partnership funziona così bene.”
La prima grande opportunità è arrivata con la presentazione di un pannello acrilico destinato alle pareti dello stadio di Wembley, allora in costruzione. Il loro sogno era poter raccontare le storie che si erano svolte in precedenza in quel luogo, abbinandole a immagini contemporanee. Come si legge sul sito di Acrylicize, l’obiettivo era illustrare “il ruolo significativo che arte e fotografia possono avere nell’infondere nel nuovo stadio lo spirito del vecchio campo da calcio.”
Nonostante la mancanza di esperienza, e grazie al loro fortissimo entusiasmo, i due hanno si sono aggiudicati l’incarico. “In quel momento, abbiamo capito che l’arte possiede la straordinaria capacità di raccontare storie ed esprimere l’essenza dei brand”, ha spiegato Burke.
Mescolare pubblicità e arte
Da quel momento in poi, Acrylicize ha deciso di concentrarsi sull’utilizzo dell’arte per raccontare delle storie. “Per un marchio, questo potrebbe essere legato a come l’azienda coinvolge il proprio personale”, ci ha detto Burke. Ogni azienda ha una storia e, secondo Burke, illustrando tale storia ai collaboratori li si può far sentire più legati al brand. “L’elemento di design del nostro lavoro consiste nel raccontare storie”, ci ha detto Burke.
Questa filosofia sta anche alla base del processo di brainstorming dello studio Acrylicize, e quando il team cerca insieme le storie da raccontare, la creatività è fondamentale.
“Quando lavoriamo per un marchio, organizziamo degli incontri per conoscere l’azienda, stabilire un’interazione a livello personale e delineare l’essenza del brand”, ci ha spiegato Burke. “Se si tratta di un’opera d’arte pubblica, studiamo la zona e il suo retaggio e cerchiamo le storie da raccontare.”
Visto che il team di Acrylicize proviene da background artistici diversi (belle arti, moda, architettura, grafica ecc.) le loro opere sono originali e multidimensionali. Questo si spiega anche con l’approccio collaborativo dello studio, in cui ogni settimana si apprende una nuova competenza o tecnica artistica. “Avere l’opportunità di giocare e perdersi in qualcosa di nuovo è essenziale per la nostra creatività”, ha detto Burke.
L’espansione del brand
Acrylicize si è ingrandita e ora ha sedi a Londra e Seattle, e per questo ha dovuto imparare a mantenere coerente la filosofia aziendale. Ma Burke non si è preoccupato troppo di tenere sotto controllo questa dinamica, confidando nel fatto che il team si sarebbe sviluppato in modo ottimale. ”Credo che a volte bisogna lasciare che l’universo ci porti a fare un viaggio”, ha detto Burke.
E, che ci crediate o no, hanno fatto parte di questo viaggio anche i biglietti da visita di MOO. “Per noi, sono il prodotto ideale”, ci ha detto Burke. “Praticamente, costituiscono il nostro portafoglio. Infatti, i nostri progetti sono tutti diversi l’uno dall’altro, e quindi per presentarci e mostrare il lavoro dello studio ai potenziali clienti, dobbiamo far vedere vari progetti.”
Grazie a printfinity, i biglietti da visita di Acrylicize mostrano 25 opere diverse. “Quando distribuiamo i biglietti da visita, chiediamo alle persone di scegliere quello che preferiscono”, ci ha spiegato Burke.” In questo modo, si relazionano immediatamente con i nostri lavori e scelgono quello che più li colpisce. Questo gioco consente loro di interagire con il nostro brand in modo unico. Siamo molto soddisfatti dei nostri biglietti.”
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